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Channel: Commenti a: La royal girl piace agli italiani
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Di: Massimo S.

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Massimo S.:

@Licia

Empiricamente mi arrischierei a sostenere che il maschile come genere neutro è usato anche quando non s’intende caratterizzare un bambino già nato (e non più nascituro) in senso maschile o femminile… cioè ho proprio adesso parlato di “un bambino” che, ovviamente, non è un maschio, ma un concetto ideale, che comprende entrambi i generi.

E proprio quest’uso del maschile neutro, persino vituperato dalle femministe più irriducibili, in pratica fa si che anche quando avvenuta la nascita si annunci che “il bimbo” è nato, oppure che è nato “il bimbo”, o che c’è “un nuovo nato”, in mancanza di un contesto disambiguante, troppo spesso non sappiamo se chi ci dà la notizia intende solo significare che c’è stato l’evento nascita e che una nuova vita, maschile o femminile, ha visto la luce del mondo oppure ci rivela effettivamente che è nato un maschio.

Abbiamo voglia a dire che questo sembiante maschile è un neutro… in italiano in mancanza di una ben definita forma grammaticale per il genere neutro, nell’ambito di una comunicazione stringatissima di fronte ad un nome di genere grammaticale maschile, poiché tale genere può essere solo ‘un’apparenza’ e nascondere, in realtà, un genere non determinato, noi rimaniamo nell’incertezza sul sesso del ‘nato’ o del ‘bimbo’ o ‘bambino’ che dir si voglia anche se il parlante il genere ormai lo conosce e vuol comunicare con quel maschile che è nato proprio un maschio.

Se, oltrepassata la soglia della vita e rivelatosi, ai genitori, inequivocabilmente il genere non più ignoto del finalmente nuovo nato , l’uso del genere maschile indicasse così indefettibilmente che il nuovo nato è e non può che essere un maschio, chi comunica una notizia del genere non sentirebbe affatto il bisogno di precisazioni aggiuntive, dettate da un maschile che può essere interpretato come neutro , e quindi dettate dalla avvertita insopprimibile necessità di chiarire che non si tratta affatto di un maschile neutro ma proprio di un maschio, o anche di una femmina, per così dire… (vedi più avanti)

Proprio questa necessità di disambiguazione fa si che tanto spesso si annunci: il bimbo[che può essere anche interpretato concetto ideale o ‘neutro’, né maschio né femmina, o tutti e due] è nato! E si aggiunga subito dopo : …è un maschio! O anche, si chiarisca: …è una femmina!
Oppure si scriva , come fanno IlSole 24 Ore e Il secolo XIX: è nato il royal baby, è un maschio.

Tale precisazione in italiano non sarebbe necessaria con l’anglicismo royal baby boy, che ce l’ha ‘incorporata’ in lingua inglese: in presenza di “ è nato il royal baby boy” chi ascolta o legge dovrebbe capire senz’altro che è nato un maschio, quantomeno postulando una sua pur minimale conoscenza d’inglese.
Ma oggi chi non conosce l’inglese? E boy = maschio, quasi come il significato di sport, dovrebbe essere alla portata persino delle signore ottuagenarie mie simpatiche vicine di casa che non hanno l’inglese nel bagaglio delle loro conoscenze di base.

Alla fine mi rendo conto che si tratta di una discussione astratta…

In un contesto comunicativo che non sia brevissimo, ridotto alle stringate frasi sopra riportate, saranno normalmente altri indizi o termini della comunicazione a determinare e farci comprendere quale sia il sesso del neonato al di là del pur ambiguo genere grammaticale maschile-neutro adoperato.


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